“Dammi la chitarra”….

Gennaio 1969

Il secondo od il terzo giorno di prove (cosa vuoi….sono passati 40 anni….posso anche sbagliarmi….) accadde “L’AVVENIMENTO” che cementò il gruppo.

Nel bel mezzo delle prove si presentò una persona vicina al  mio gruppo di provenienza (più che altro vicina ad un componente di quel gruppo…) la quale era  stata all’inizio mecenate e finanziatore del progetto….Avevo meno di 16 anni: forse avrei dovuto parlarne prima della mia intenzione di lasciare quel gruppo. Mi ero portato al seguito LA MIA Fender Mustang rossa, poichè ritenevo di averla abbondamente ripagata con il mio impegno all’interno di quel gruppo (amici di quel tempo, ancora oggi possono testimoniarlo). Il “mecenate-finanziatore” di quel gruppo non aveva gradito. Si presentò e pronunciò la frase che fa da titolo al post:” Dammi la chitarra!”… ed aggiunse, raggelando tutti: “E dammi il cappotto che ti ho regalato”. Lo avevo indosso. Staccai lo spinotto, consegnai la chitarra e poi il cappotto…

Accadde il finimondo. Gianmichele( che conoscevo già da almeno 4 anni e che probabilmente aveva perorato il mio ingresso nei Glom) uscì da dietro la tastiera, attaccato eternamente alla sua sigaretta e, aspirandola nervosamente, cominciò ad agitare il suo indice snodato (Gianmichele…. il dinosauro…ricordi?) come quando un maestro rimprovera un alunno. Vito era sbiancato dalla sorpresa e dalla rabbia, raggelandosi attorno al manico del suo “Fender bass”. Mimmo, dopo un attimo di sbalordimento, agguantò l’asta di un microfono, la sollevò da terra e, ormai fuori di sè, un attimo prima di “trapassare da parte a parte” (nelle intenzioni) l’invasore, gli gridò:” Fuori! Esci fuori di qui”! ( la mia memoria di ragazzo ricordava qualche altra parola un  po’ più pepata, ma il tempo, si sa, leviga le asperità…).

Walter: eh! Walter…. L’organizzatore, il ragioniere, il coordinatore del gruppo (tutti ruoli che ricopriva
all’interno del gruppo…..) passò progressivamente dal bianco pallido al rosa, poi diventò rosso, virò al viola, “disarcionò” la sua chitarra dalla spalla e, con il viso ormai che tendeva al paonazzo, cominciò a dire, rivolgendosi all’intruso, con una progressione di toni sempre più crescenti, le seguenti parole:”Se io fossi in te, cercherei di trovare il sistema di sputarmi in faccia da solo; toh! come potresti fare? Ecco! mi viene un’idea!  guarda in cielo, piegando il più possibile il viso poi, quando non puoi più piegare la schiena, sputa in aria ed aspetta il ritorno della stessa sul viso! Ecco come devi fare!”

BOOM!!! Detto proprio in questa maniera.

La situazione decantò.

In tutto questo, ricordo che mi venne da piangere. Per la rabbia.Per il freddo. Per l’umiliazione. Ma soprattutto perchè avevo trovato quattro veri amici.

Quella sera non provammo più. Il giorno dopo avevo un cappotto nuovo, quando andammo da MARANGI, (tutti e cinque!) ad acquistare la mia Telecaster nuova. Fiorata.

Nota in calce:

Ho perdonato l’autore dell’episodio. Ma non ho dimenticato. Ho rimosso però il suo nome.

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