Puntuale a tutti gli appuntamenti, Piero Provinzano, motore di un progetto che sta diventando libro (“Seduto in quel caffè…”), ci ha rifilato un brutto “bidone”. Il peggiore che potesse fare agli amici. Non si è presentato, ci ha dato – si dice – “buca”. Hai voglia ad aspettare Piero. Lo si sarebbe già visto all’orizzonte, alto com’è. E, invece, “Piero? Dov’è? Possibile che siano già le otto del mattino e non si veda ancora?”. E’ a quell’ora, invece, che sul cellulare arriva uno di quegli sms che non vorresti mai leggere, campassi cento volte. E’ di Peppe Trani, suo compagno nel suo primo complesso, i Nobili. I due sono inseparabili da quasi cinquant’anni, tanto che il giorno prima, domenica 12, erano stati ancora insieme. L’sms. “Caro Claudio, purtroppo devo darti una notizia devastante:
il nostro caro amico Piero stamattina ci ha lasciati”.
Alla vigilia del completamento del libro, con un colpo di scena. Nemmeno lo avesse studiato per sorprenderci, lui che era così misurato, affettuosamente prevedibile. Alle sei e mezzo del mattino, all’insaputa di tutti, ma proprio tutti, ha preso “piatti” e rullante, e ci ha salutati. Da “lassù”, come ha detto don Marco Gerardo della chiesa del Carmine nella sua omelia del pomeriggio di martedì 14, ci starà guardando, col suo inconfondibile sorriso. Quel sorriso ci accompagnerà come un’ombra. Non a caso agli amici avevo chiesto subito di darci da fare e trovare il modo per accompagnare Piero, nell’ultimo viaggio con “The shadow of your smile” di Johnny Mandel.
Il “nostro” la conosceva perfettamente. Anche se non era una canzone che lo scatenasse alla sua batteria, Piero la eseguiva volentieri. Per un motivo molto semplice: più che emozionarlo, quella canzone gli faceva “arrizzicàre le carni”. E come dargli torto.
E, allora, giro di telefonate con lo stesso Peppe Trani, poi con Bruno Buccolieri che conosce la persona giusta, Gaspare Urgesi, un giovane musicista grottagliese. Bravo? Di più. Per completare l’idea, ci vorrebbe un “tappeto” alle tastiere, anche se andrebbe già bene così, ci metterei la firma. Allo scadere sembra che non se ne faccia più niente, conferma Giammichele Mattiuzzo. Invece, ecco che “Pierino” mette le cose al loro posto. Non sappiamo quali pedine abbia mosso da “lassù”, ma ci piace pensare che con la sua bonomia abbia persuaso perfino qualcuno di importante. Gaspare sbuca dal nulla, soffia nel suo sax, incanta tutti, si avvicina a Piero e ci fa piangere di gioia. Si arrampica sulle note. La sua versione è struggente, come può esserlo un pianto al momento del distacco. Ci consola che l’ultima opera di Piero, fatta di una insostituibile regia, con la raccolta di centinaia di foto e numeri telefonici raccolti in dieci anni, resterà scolpita in modo indelebile nella nostra memoria. Come se fosse il cartello di una via col suo nome. Grazie per aver ricordato a questa città quegli anni.
Senza di te non ne sarebbe rimasta traccia. Ciao, Piero.
Claudio Frascella
Splendido articolo raffinato nei toni e nel contenuto, capace di evocare in chi lo ha conosciuto emozioni e rimpianti.
Il suo darci “buca” é stato l’ atto più beffardo che poteva tirare, con il suo sorriso ironico, a chi lo ha “AMATO” . Quel sorriso che desidero ricordare con le stesse parole che gli scrissi tanti anni fa…
IL TUO SORRISO
Tenero, spontaneo coinvolgente e malizioso
il tuo sorriso mi fece immaginare
cieli sereni, mari tempestosi.
In esso mi specchiai…
scoprii l’infinito.