Tu chiamale, se vuoi, emozioni…

“Seduti in quel caffè…”, beat tarantino e Anni 60 a Confcommercio

Tu chiamale, se vuoi, emozioni…

Il ricordo di una Taranto che sognava  successo e boom economico. E di un grande, come Nucci Guerra, fra i fondatori dei 4 del Sud.

Seduti in quel caffè, con in tasca e nel cuore un sogno. Una serata al ritmo degli Anni 60, quelli fatti di “du-du-du-à” e “uacci-uacci-uali-dù”. Per una sera, quella dello scorso 20 Febbraio 2015, la sede di Confcommercio, in viale Magna Grecia, raccoglie un po’ di quello spirito, quell’emozione che solo quegli anni sono riusciti a sprigionare nel tempo. Lo spunto è l’ultimo libro di Claudio Frascella, “Seduti in quel caffè…Sognando Liverpool”. Insieme con l’autore, Leonardo Giangrande, presidente Confcommercio; Vincenzo Baio, assessore comunale; Antonio Biella, giornalista; Piero Massafra, editore. E c’è Franco Cosa, che chitarra e voce, canta “29 Settembre” e “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones”. Una serata curata da Simona Giorni per Confcommercio, e coordinata per la Scorpione Editrice da Alessia Amato.

Più che un incontro, è stata una festa. Garbata, educata, come quei sentimenti di una volta, come ha dichiarato l’assessore Baio. C’erano molti di quei protagonisti, ma anche chi protagonista non è stato, come musicista piuttosto che agente di spettacoli, titolare di uno scantinato, di un locale, si è sentito lo stesso partecipe della festa. Protagonisti non erano gli Anni 60 di cui spesso si parla, si sente parlare in tv. E’ stato il beat di casa nostra, per una sera, a fare da sfondo agli interventi dello stesso autore, dell’editore, dell’assessore che aveva portato i saluti dell’Amministrazione comunale, del presidente di Confcommercio, di un giornalista che quegli anni li ha “suonati”. Il libro è un tributo alla storia della città, alle vicende di una Taranto che non sempre ha mostrato memoria per i buoni sentimenti. E alle chitarre mute, le batterie ricavate dai fustini di detersivi, piuttosto che dagli scivoli di alluminio delle tende. Strumenti che, insieme, meritavano una serata speciale.

Quella raccontata era una città ai bordi, mica tanto, della quale stava sorgendo il primo impianto siderurgico europeo, per dimensione il secondo al mondo. E gli ex ragazzi si misuravano con cartoline verdi (la “chiamata” al servizio di leva) e le pressioni dei genitori, che ambivano a sistemare i propri figlioli con “il posto sicuro”.

Fra il pubblico, protagonisti di quegli anni, naturalmente commercianti, professionisti, rappresentanti le istituzioni. Gente in vista, che nei Sessanta ha scelto una strada diversa, senza mai rinunciare a seguire i protagonisti tarantini delle sette note. Giudici, funzionari, direttori di banca, architetti. E pensionati, di Arsenale e Ilva, all’epoca “Italsider”.

C’erano i protagonisti di quei tempi, i 60, con qualche capello in meno o più bianco “che più bianco non si può”.

Si è parlato, dunque, dei complessi beat dell’epoca, di un sogno accarezzato, di aneddoti da farci un film, anche due, nonostante il libro di Frascella, fra racconti e foto, di pagine ne abbia qualcosa come duecentotrenta. Giangrande si sofferma su un capitolo, quello che riporta le decine di imprese cittadine, piccole e grandi, che oggi non ci sono più. Alla luce di quella evoluzione, il numero uno dell’associazione di categoria parla di un sogno svanito nel nulla, venduto a un benessere effimero, oggi traballante.

Si parla di Pettirossi, Condors, 4 del Sud, Skyhawks, Les Amantes, Glom, Nobili, New Harlem, Spettri, Vendicatori, Diamanti, Dinamici, Gold Men, Principi Azzurri. E via discorrendo, perché il resto è tutto fra le pieghe del libro e della memoria di quei protagonisti. Perché durante la “reunion” di presentazione ufficiale di “Seduti in quel caffè…”, vengono fuori altre storie, altrettanto divertenti quanto quelle raccolte nella quarta opera di Claudio Frascella.

Biella racconta la sua esperienza di “Pettirosso per un giorno”, di una foto in posa per il manifesto, in sostituzione di un batterista, Aldino Venere, che riprenderà il suo posto dietro rullante e grancassa. Fra il pubblico, Mimmo Sportelli, cantante dei 4 del Sud, sostituito da Giuliano Mallito, altra bella voce a quei tempi, Franco Tassano, prima con i Dinamici, poi fotografo per trent’anni di TV Sorrisi e canzoni. Con loro, un tris di Peppe: Peppe Scarciglia, Peppe Fiore e Peppe Trani.

Peppe e  Piero

Piero Provinzano, con “suo fratello” Peppe Trani.

Nel libro, non solo musica. C’è la Taranto beat, come quella dei Sessanta. I cinema e le arene, le imprese di quei tempi e i quartieri, i locali invernali e quelli estivi, i lidi e i juke-box, le serate al Red Sky e quelle in casa, le “feste a componente”. C’è una Taranto che comincia a fare i conti con boom e progresso, ma fa ancora ricorso a cambiali e “libbretta”. Davanti a tutto e, talvolta, sullo sfondo per lasciare spazio ad altre storie ed emozioni della Taranto di una volta, loro, i complessi musicali. Fra London, Stiva e Red Sky, via D’Aquino e il bar Antille, proseguendo con Royal Bar, La Sem e La Raquette. Una, dieci, cento storie.

E la ristampa di un libro fatto di sentimenti con galleria fotografica con una dedica speciale a Piero Provinzano, batterista di Nobili e New Harem, scomparso lo scorso gennaio, proprietario di un archivio infinito, parte del quale è stato pubblicato in una breve, ma succosa galleria fotografica.

A fine serata è giunta la notizia della scomparsa di Nucci Guerra, uno dei 4 del Sud. Apprezzato in ambito musicale, aveva avuto modo di confrontarsi a livello nazionale con la musica che conta. Nonostante Adriano Celentano gli avesse proposto l’ingresso nel Clan, Guerra declinò l’invito. Tornò nella sua Taranto in veste di dirigente presso la Shell. L’ultimo saluto al maestro Nucci Guerra, parenti e amici lo hanno tributato sabato scorso in una chiesa di Martina Franca.

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NELLA FOTO, DA SINISTRA: Peppe Fiore, Aldo Venere, Mimmo Sportelli, Pino Scarciglia e Franco Tassano

 

 

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LA MIA SCUOLA… (vista e realizzata da un alunno).

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Beh, eccola realizzata, con materiale riciclato,dalle mani d’oro di Gabriel SALVATORE, con l’aiuto di quelle della sua mamma, la signora MONICA. Che dire? Sono senza parole. Un lavoro magnifico, dove fa capolino la maestrìa, la competenza  ma soprattutto L’AMORE  per questa scuola, la loro e la mia.

Un plastico eccezionale, realizzato interamente con materiale riciclato. Visto da vicino mette i brividi, talmente realistico che ti aspetti  di veder uscire dalla porta, da un momento all’altro, alunni e docenti… Grazie del regalo.

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Me lo aspettavo…

Me lo aspettavo…                                                                                             Vincenzo De Marco ristampa libro

Bellissimo libro. Centrato, aderente alla storia di quegli anni, ben scritto, a tratti  dolcemente malinconico, a tratti ironico e fragrante, a tratti commovente. 

Un lavoro appassionato, quello di Claudio Frascella, un’opera che rimane: un grazie all’autore per questo lavoro appassionato, per i sorrisi che mi ha strappato, per le lacrime che mi sono spuntate in fondo al libro, quando mi sono sentito il giovane Piero in quel letto caldo…

E grazie al caro Piero Provinzano che lo ha fortemente voluto

Piero Provinzanocopertina ufficiale

Seduti in quel caffè…

copertina ufficiale

Seduti in quel caffè…

E’ arrivato, è qui.  In realtà è come se lo fosse: dispongo dei primi, importanti indizi…E DELLA COPERTINA… A giorni  in TUTTE  le librerie. 

Poco prima di un brutto anniversario, quel 13 gennaio che ci ha portato via Piero. Piero Provinzano. C’era, nei suoi sogni, questo libro. QUESTO  ERA IL SUO SOGNO, IL SUO LIBRO.Piero Provinzano

 Più volte gli avevo chiesto foto per il mio blog, sempre cortesemente negate: aveva preso un impegno con Claudio Frascella  e intendeva portarlo a termine. Corretto e rispettoso come sempre.

C’è Piero, in questa prima, personale presentazione in anteprima del libro: tra me, Claudio, Peppe Trani (il suo migliore amico, “un fratello”) e tanti, tanti amici, con il suo miglior sorriso, stampato in volto a godersi la sua tanto agognata  “creatura”.

Tante, tantissime foto, a cui Claudio Frascella, con delicatezza, tatto, malinconia ed ironia, ha dato un senso,  una spiegazione, una “dimensione”.

In tanti, con le nostre testimonianze, colorite e “colorate”, abbiamo contribuito alla realizzazione  di questo splendido libro.

  Talvolta, nei nostri racconti fatti a Claudio, nello studio di Piero, davanti all’immancabile caffè, la malinconia ci ha preso  la mano, trasformando le nostre fantasie in verità verosimili… Perché tutti ci sentivamo un po’ Ringo, un po’ Paul…

Ci ha pensato la fantasia e l’ironia di  Claudio Frascella a riportarci lì, da dove siamo partiti, quei club  fumosi  ed oscuri nei quali la musica era il pane, le ragazze il companatico…

 Ci siamo tutti, quasi tutti. Inevitabilmente qualcosa è potuta sfuggire.

In questo tuffo negli anni ’60, per noi quasi tutti vicini ai “sessanta”, questo libro è una spruzzata d’oro sui  nostri capelli d’argento ….(Tranne per chi si ostina a tingerli…).

In quegli  anni, i club , i  concorsi della Eko al cinema Orfeo, il senso di appartenenza al proprio gruppo, non avevano contribuito ad unirci, a renderci “comunità musicale”, come, per fortuna ,oggi avviene tra i giovani musicisti.

 Eravamo sempre in competizione. E ci consideravamo sempre i più bravi…

 Claudio Frascella, in questo, giustamente, non si esprime. Non è questo l’intento del libro. Non è una Bibbia: è il lavoro di un ottimo  cronista.

Enzo De Marco.

    (vedi anche)   http://maestrovincenzo.altervista.org/joomla/

Se ti abbraccio non aver paura…

 La storia di un lungo viaggio negli Stati Uniti, alla riscoperta di un rinnovato rapporto tra un padre ed il proprio figlio affetto da una forma di autismo.

Un viaggio emozionante, fuori  ed  all’interno di se’ stessi , fatto di splendidi scenari, soprattutto interiori. Una storia vera, che emoziona e fa riflettere ,splendidamente raccontata da FULVIO ERVAS. Una storia  ed un libro da leggere e da “vivere” e che ogni insegnante dovrebbe avere sul comodino o nel cassetto della cattedra…

 

https://www.youtube.com/watch?v=Uf0hgEEZt2E

 

Lunedì 13 gennaio 2014, ciao Piero!

Puntuale a tutti gli appuntamenti, Piero Provinzano, motore di un progetto che sta diventando libro (“Seduto in quel caffè…”), ci ha rifilato un brutto “bidone”. Il peggiore che potesse fare agli amici. Non si è presentato, ci ha dato – si dice – “buca”. Hai voglia ad aspettare Piero. Lo si sarebbe già visto all’orizzonte, alto com’è. E, invece, “Piero? Dov’è? Possibile che siano già le otto del mattino e non si veda ancora?”. E’ a quell’ora, invece, che sul cellulare arriva uno di quegli sms che non vorresti mai leggere, campassi cento volte. E’ di Peppe Trani, suo compagno nel suo primo complesso, i Nobili. I due sono inseparabili da quasi cinquant’anni, tanto che il giorno prima, domenica 12, erano stati ancora insieme. L’sms. “Caro Claudio, purtroppo devo darti una notizia devastante:

il nostro caro amico Piero stamattina  ci ha lasciati”.

Alla vigilia del completamento del libro, con un colpo di scena. Nemmeno lo avesse studiato per sorprenderci, lui che era così misurato, affettuosamente prevedibile. Alle sei e mezzo del mattino, all’insaputa di tutti, ma proprio tutti, ha preso “piatti” e rullante, e ci ha salutati. Da “lassù”, come ha detto don Marco Gerardo della chiesa del Carmine nella sua omelia del pomeriggio di martedì 14, ci starà guardando, col suo inconfondibile sorriso. Quel sorriso ci accompagnerà come un’ombra. Non a caso agli amici avevo chiesto subito di darci da fare e trovare il modo per accompagnare Piero, nell’ultimo viaggio con “The shadow of your smile” di Johnny Mandel.

Il “nostro” la conosceva perfettamente. Anche se non era una canzone che lo scatenasse alla sua batteria, Piero la eseguiva volentieri. Per un motivo molto semplice: più che emozionarlo, quella canzone gli faceva “arrizzicàre le carni”. E come dargli torto.

E, allora, giro di telefonate con lo stesso Peppe Trani, poi con Bruno Buccolieri che conosce la persona giusta, Gaspare Urgesi, un giovane musicista grottagliese. Bravo? Di più. Per completare l’idea, ci vorrebbe un “tappeto” alle tastiere, anche se andrebbe già bene così, ci metterei la firma. Allo scadere sembra che non se ne faccia più niente, conferma Giammichele Mattiuzzo. Invece, ecco che “Pierino” mette le cose al loro posto. Non sappiamo quali pedine abbia mosso da “lassù”, ma ci piace pensare che con la sua bonomia abbia persuaso perfino qualcuno di importante. Gaspare sbuca dal nulla, soffia nel suo sax, incanta tutti, si avvicina a Piero e ci fa piangere di gioia. Si arrampica sulle note. La sua versione è struggente, come può esserlo un pianto al momento del distacco.Piero Provinzano (a sinistra) batterista dei Nobili e dei New Harlem, insieme con il maestro Silvano Chimenti, per trent'anni primo chitarrista nell'Orchestra Rai, e negli anni '60 leader dei Planets, uno dei gruppi tarantini famosi all'epoca. Ci consola che l’ultima opera di Piero, fatta di una insostituibile regia, con la raccolta di centinaia di foto e numeri telefonici raccolti in dieci anni, resterà scolpita in modo indelebile nella nostra memoria. Come se fosse il cartello di una via col suo nome. Grazie per aver ricordato a questa città quegli anni.

Senza di te non ne  sarebbe rimasta traccia. Ciao, Piero.

Claudio Frascella

I QUATTRO DEL SUD

Non erano grandi frequentatori del Bar Antille, dove, in realtà stazionavano tanti musicisti  ma anche tanti perdigiorno. Loro erano “I QUATTRO DEL SUD”,  veri protagonisti della scena musicale tarantina. Ognuno di loro già lavorava e non aveva il tempo di stazionare davanti ad un bar.

Mi riferisco alla formazione tipo di  “Stasera pregherò” e della “La marcia della gioventù”:

MIMMO SPORTELLI, NUCCI GUERRA, GIUSEPPE SCARCIGLIA, CARLO (per i più CARLETTO) CASTELLI.

Parlo di questa formazione per averla “vissuta” direttamente in seconda pedana con  “I Principi Azzurri”, prima che approdassi ai GLOM. Mi scuseranno i componenti di formazioni successive, o precedenti, ma “I QUATTRO DEL SUD” per me sono questi. Parliamo degli anni che vanno dal 1965 al  1970. Approdano a questa esperienza dopo aver dato vita ai “Condors” negli anni ’60.

La loro partecipazione al Cantagiro e le fortunate performances, particolarmente al mitico “RED SKY” di via Argentina, costituiscono qualcosa che, chi ha i capelli brizzolati come me, ricorda. Con sincero piacere. Mi piacevano.

Costituiscono il punto di riferimento di tutti i gruppi tarantini dell’epoca. Erano “speciali”.

Ognuno di loro era “speciale”.

MIMMO SPORTELLI: la voce calda ed impostata a cui si sono ispirati molti cantanti tarantini. Chi dimentica il suo “Stasera  pregherò”? E poi una “pennata” ritmica (come dicevamo in gergo)  precisa ed elegante. Sorretto da un’ottima tecnica, sapeva armonizzare sound a volte teneri, a volte aggressivi.

NUCCI GUERRA: un maestro. In tutti i  sensi. Prima dal suo Vox, poi dal suo Professional e poi dal suo Hammond sapeva tirar fuori tratti eleganti, grintosi, tecnici ed avvolgenti allo stesso tempo. Assistito da tecnica sopraffina, dava “anima” alle sue performances con puntuali richiami al jazz, al funky, al rock. E poi, il suo trombone….Altra meraviglia di classe.

CARLO (Carletto ) CASTELLI: un fior di batterista, preciso, deciso e creativo. Dotato di ottima voce, si spartiva la scena di cantante con Mimmo Sportelli, eseguendo brani che spaziavano da “If i coud do it all over again” a “M’hai fatto credere” di Leali (mi auguro di non sbagliare). E poi….la verve!

GIUSEPPE SCARCIGLIA: bassista morbido ed al tempo stesso funky, preciso e professionale sullo strumento. Era una delle menti del gruppo, nel quale curava la parte organizzativa. Era colui che si interfacciava con i gruppi di seconda pedana e probabilmente anche con i titolari di locale.

Chi vuol fare solo una  rassegna fotografica di quegli anni e di  quei gruppi, sbaglia.

Occorre  parlare del valore musicale dei gruppi e dei singoli, di atmosfere e sensazioni che ci riportano ad anni certamente più spensierati, ma non per questo meno problematici degli attuali. E poi, i profumi, i colori….Chi dimentica  i separe’ del Red Sky? E i suoi tendaggi di velluto rosso? E la mustang rossa di Mimmo Sportelli? (se la comprarono tutti….)

Chi dimentica lo scopritore e produttore dei Quattro del Sud, il mitico dott. Lombardi?

La partecipazione al Cantagiro, con due suoi brani, fu il suo fiore all’occhiello.

La sera della loro esibizione a Taranto eravamo tutti attaccati alla tivù. Presentarono “La marcia della gioventù’” brano gradevole e ritmato. Ma se proprio devo dire la mia, se avessero presentato il lato B , “Stasera pregherò”, brano più dolce ed accattivante, avrebbero ottenuto più riscontri…

Bene, i miei ricordi finiscono qui. L’articolo non finisce qui. Aspetto  foto, ricordi, testimonianze, pettegolezzi. Anche da bar. …Da Bar Antille…

Ieri, in primo piano c’erano loro. Auguri!

Una giornata davvero fuori dal normale. In primo piano c’erano loro, mio figlio e la sua “metà”  che finalmente si completano….Ed un caldo africano che ha “scaldato” i nostri vestiti. Ed i nostri cuori.

Non sapevo che la parola originale (tradotta successivamente con “costola”), nei testi antichi significasse “metà”; la traduzione successiva “costola” aveva in qualche modo sminuito, secondo me, il ruolo della donna. Le prime traduzioni, dai testi antichi, dunque, parlavano  di “metà”….Beh, mi sembra più giusto. Con i rigraziamenti doverosi al sacerdote officiante,  che ha aggiunto garbo ed intelligenza alla sua predica già di per se significativa.

Sono orgoglioso come padre di aver contribuito alla unione di questa due metà, che formano un corpo solo ed un anima sola….E gratifica le mie certezze di insegnante di matematica: metà più metà fa UNO.

Primo piano, dunque, per Daniele e Nadia e per il grande impegno che hanno profuso per raggiungere gli obbiettivi che si erano prefissati……

E  primo piano per il mio sigaro cubano, promessomi da Marcello e fumato in serata, dopo la bellissima festa nel bellissimo Castello Monaci. Era una sorta di “promessa” che ci eravamo fatti:  un premio per me e per Marcello, per i nostri sforzi e per la passione che anche noi abbiamo messo nella circostanza.

La stessa passione e lo stesso sforzo (forse triplicato….) che  hanno messo Teresa e Maria, LE MAMME: loro non fumano il sigaro, ma tutti, mentalmente ed effettivamente, le abbiamo applaudite.

“Il sesto elemento.”

Fu dura sostituire Gianmichele, ad un certo punto “volato” negli Showmen. Un volo alto, per lui, da noi, però, sinceramente incoraggiato. Perdemmo sicuramente “una voce” ed un punto di riferimento.

Occorreva un tastierista altrettanto valido. Ci guardammo attorno e ci piacque Massimo Capurro.

Ci colpì la sua educazione, il tatto, l’equilibrio, la “misura” (anche musicale……). A noi, artigiani ed “equilibristi” della musica, il suo “dieci dita dieci” , senza guardare la tastiera, ci impressionava.

Con umiltà si inserì in un contesto a lui nuovo.

Noi che, “saltimbanchi” della musica, improvvisati ad arrampicarci in improbabili (ma non per questo meno efficaci) “scale”, sempre in difficoltà a dare un nome ad un accordo (“Ce po’ essere quiste? Na quinta o na diminuite?”), un fraseggio od una “svisa”, trovarci di fronte un “maestro” diplomato in pianoforte, anche se travestito da “ragazzino per bene” ci metteva in difficoltà.

Ma era una sfida che avevamo accettato e ci stimolava.

E poi ci fu il travaso. Massimo ci arricchì di tecnica, noi lo arricchimmo di estro. Quando l’estro incontra la tecnica avviene il capolavoro.

Le sue “dieci dita dieci” si muovevano tutte sulla tastiera, sempre allegramente.

Senza quasi mai guardarla.

E poi…. la sua serenità. La sua allegria.

E poi, l’avventura dell’ “Orchestra”, di quel trio inventato da Mimmo Carrino, (Mimmo, Massimo ed io), le serate con un pianoforte trasportato in giro per la Puglia, per la gioia dei facchini che ci sacramentavano contro.

E poi…. il suo equilibrio, la sua risata contagiosa……

Ieri Massimo se ne è andato, in silenzio.

Mi resta il ricordo della sua risata contagiosa, fissata prepotentemente su vinile, in coda a “U vine du cippone”,quando io e lui, impegnati in sala di incision nel coro “vino, vino” a sostenere Mimmo, scoppiammo a ridere nel vedere Taccogna, il nostro produttore del tempo, rosso in viso,impegnato ad imitare un ubriacone, con l’enfasi di chi sta chiudendo un disco dopo una giornata faticosa in sala di incisione.

Ciao, Massimo. Mostra agli angeli, come si suona.

http://www.youtube.com/watch?v=TivS1eayEEc