Il sacchetto di grano…

Campo di grano - Immagine desunta da Wikipedia.

Immagine desunta da Wikipedia.

Ti racconto un episodio  per chiarirti un po’ come sono fatto.

Avevo quattro, forse  cinque anni e frequentavo, giocoforza (il perché del giocoforza te lo spiego dopo…),  gli ambienti della parrocchia Stella Maris, ai Tamburi. Le parrocchie sono un po’ tutte   uguali,  oggi come allora con catechismo, attività ludiche, associazionismo, volontariato. In più, in quegli anni, veri centri di assistenza e solidarietà (insomma, anche distribuzione di viveri diretta, senza il tramite di associazioni, borse,pettorine gialle ,verdi ecc. Della serie: hai fame? Spiega l’ugne!)

 Beh, frequentavo molto la parrocchia in quel periodo e non mi fare dire altro.

Non so in quale circostanza, forse per l’insediamento del nuovo Arcivescovo, diverse parrocchie si erano fatte carico di preparare ciascuna qualcosa. Chi un canto, chi una poesia, chi un dialogo, insomma, cose così. Una classica “signorina”  (all’epoca le preparatrici al catechismo erano tutte rigorosamente signorine, preferibilmente attempate ; e con la gonna sotto il ginocchio…), mi aveva individuato per recitare davanti all’Arcivescovo un poesia, abbastanza lunghetta, per la verità, tenendo in mano un sacchetto di grano evidente simbolo di prosperità.

Per giorni e giorni mi teneva sotto torchio, per ore, pretendendo che io ripetessi  alla perfezione (non sapevo ancora leggere…), con  l’intonazione e l’enfasi giuste, una stramaledetta,  lunga e noiosissima poesia.  L’avevo ormai assimilata, fatta mia (la poesia, che hai capito???…), e questa signorina continuava con una costanza terrificante a riprendermi: “No, no, no! Devi dire ….gratituuudine,  lungo sulla u, non lo senti?” Adesso, a cinque anni,” LUNGO SULLA U”;  scusa cosa è la u???

Bene, arriva il gran giorno della manifestazione nientemeno che al mitico Orfeo e l’emozione era tanta in tutti, direttamente proporzionale alla voglia di non sfigurare, davanti all’Arcivescovo poi.” Che opinione si fa della nostra parrocchia, del parroco e delle catechiste? “

Dietro le quinte del  palcoscenico (che avrei calcato in altre circostanze in anni successivi…) attendevo, con insolita calma(non lo sono), il mio momento, mentre la signorina  portatrice sana di ansia mi ronzava intorno con una serie di “ Mi raccomando! Appena inizi, molta enfasi  quando dici ECCO! ECCELLENZA, QUESTO SACCHETTO SIMBOLO… “ bla bla bla.

Arrivò il mio turno… “TOCCA A TE! ENTRA! VAAAI!”

“NNNNOOOO!”, risposi, questa volta con l’enfasi  giusta….

“Come no? Che vuol dire?” mi chiese, pallida dalla paura, la signorina gonnelunghe.

“NON VOGLIO ENTRARE PIU’!!! NON VOGLIO DIRE LA POESIA!”

E qui cinque minuti buoni di preghiere, di esortazioni, di pianti (della signorina, mica i miei!) per farmi smuovere da quel mio  “insano e rivoluzionario”  proposito. Quando la vidi ormai stremata e rassegnata al peggio, d’impeto le tolsi il sacchetto di mano e mi precipitai davanti all’Arcivescovo: recitai la poesia COME MAI NON AVEVO FATTO…

Altre volte mi è capitato di aver dovuto subire lo stress più del dovuto: ho sempre detto sì, poi, giunto al limite della sopportazione, ecco ritornare prepotente l’indole del  “NO!” (della serie: adesso, vediamo come te cavi…)                                                                                                                                                                     Nella vita ho pagato a mie spese per questo mio carattere, ma innegabile è stata la soddisfazione di veder passare, di volta in volta, il cadavere di turno…

 

Arrivederci…

Due anni fa accoglievo la mia collega Santina che arrivava nella mia scuola e nella mia classe con questo brano…Quest’anno è andata via, con la morte nel cuore per seguire la sua famiglia, come è giusto che sia.
La saluto ( spero un arrivederci…) con il medesimo brano gioioso, perché la tristezza non abbia il sopravvento in lei, in me ed in tanti colleghi che l’hanno conosciuta ed apprezzata…
Con il pensiero ai tanti precari che quest’anno saranno costretti a lasciare la propria terra , le famiglie, gli affetti per inseguire non il lavoro, ma il sogno, “la mission”… Perché nella stragrande maggioranza degli insegnanti batte un cuore puro…

UN ALTRO ANNO E’ PASSATO……

Lo scorso anno, per effetto della “magnifica” riforma Gelmini, (sarà probabilmente ricordata negli anni quanto la riforma Gentile…..ma solo per gli effetti devastanti che ha creato e creerà, in particolare, nella Scuola Primaria ……),l’anno scorso, dicevo, fui costretto ad abbandonare la Scuola dove ero titolare.

Mi toccava emigrare,con sincero dolore, perchè nella mia “casa” S.Elia di Grottaglie avevo lavorato con sincera abnegazione, amando e venendo riamato sia dai miei bambini, sia dai miei colleghi: “tirare a campare” non è mai stato nel mio DNA….

La Scuola che, in qualche modo, mi era toccata “in sorte” era la G. RODARI di Palagiano, una scuola, sulla carta, come tante, un Circolo Didattico che diventava autonomo proprio l’anno scorso. Una scuola di frontiera, sembrava. Ma tant’è, mi dicevo, un anno passa presto…

……..E’ passato troppo presto. Ed è stato come un uragano, che ha travolto la mia vita. Sono una altra persona dopo questa MERAVIGLIOSA (qui uso un termine caro ad una collega, termine però troppo spesso abusato….) esperienza.

Era sì, una scuola di frontiera, se intendiamo però per frontiera il limite oltre il quale c’è una nuova terra, un nuovo mondo. Un mondo fatto di incontri importanti per la mente, per lo spirito, per il cuore. Un mondo aperto, solidale ed affettuoso.

Oggi, che, sempre per effetto della riforma e “complice” un serio problema di salute, quasi certamente torno a casa (quella anagrafica), avverto un senso di grandissimo vuoto.

Mi mancheranno i bambini delle mie due quinte, per i quali, durante la cena di fine d’anno, ho pianto… Molti di loro piangevano…… Ministro, NON AVRAI MAI QUESTO REGALO….. Questa estate, qualcuno di loro ha pregato davanti ad una Madonnina, affinchè mi proteggesse da una delicata circostanza……e il giorno prima di una pericolosa indagine medica, mi ha mandato un messaggio per dirmi di “stare tranquillo,perchè la Madonnina ascolta le preghiere dei bambini…….” Grazie, Sarah. Grazie Alessia………. .CHE COSA NE SAI, MINISTRO?..

Mi mancherà la mia giovane collega Rocchina Gentile, una sorella, una figlia, una mamma, a seconda delle circostanze: cosa vuoi che sia l’anagrafe per lo spirito e per l’anima?……Niente, meno di niente. Una frontiera inesistente….

Mi mancherà la mia giovane collega Mina Milano, “responsabile” (assieme a suo fratello il dottor Egidio) di un incontro“premonitore” in una stanza d’ ospedale a Taranto……..

Mi mancherà Maria, grande collaboratrice scolastica, una figura rassicurante, la memoria storica di una scuola e di un modo fraterno di intenderla…..E il profumo del suo caffè….

Mi mancherà Antonio,un collaboratore scolastico, un fratello, quello che per primo mi disse: “ Maestro: non mi piace come zoppichi. Approfondisci la cosa. Ti do’ io un indirizzo……..Aveva ragione.

Mi mancherà il dirigente, il prof. Preneste: puro,leale, disinteressato, battagliero, onesto nel cuore e nella difesa di VERI IDEALI.Qualcuno lo riteneva, a torto, troppo intransigente: quando qualcuno trasmette VALORI, occorre che i medesimi ispirino il suo operare e che il lavoro di tutti sia “DI TUTTI E PER TUTTI”………… E in una scuola di frontiera occorre che la prima frontiera ad essere abbattuta sia quella del pregiudizio: il prof. Preneste non ha alcun pregiudizio. E la sua, LA NOSTRA Scuola ne è lo specchio fedele.

Grazie, comunque a tutti i colleghi, anche a quelli che non ho citato. Ognuno di loro mi ha comunque donato un sorriso, un gesto, un saluto……insomma…“ una piccola cosa bella.” Perchè “sono le piccole cose belle, che fanno bella la nostra vita………….”

 

Alessia, “il fenomeno” Rosinka…

Arrivederci, S.Elia!!!

DEDICATO:

  • Ai colleghi insegnanti, quelli che mi hanno voluto bene dal primo giorno incondizionatamente e che si sono tanto prodigati quando non stavo bene;

 

  • Ai miei alunni di prima, di seconda di quarta e di quinta, di quest’anno e dello scorso anno. A questi ultimi, avrei voluto dedicare la foto sopra, senza aver dovuto oscurarla per il rispetto della privacy. Spero che ognuno di loro si riconosca, non nella foto, ma nei valori che CI siamo trasmessi. io a loro , loro a me;

 

 

Sono le “Piccole cose belle…” che fanno bella la nostra vita……

 

ARRIVEDERCI!

dal maestrovincenzo