“Il sesto elemento.”

Fu dura sostituire Gianmichele, ad un certo punto “volato” negli Showmen. Un volo alto, per lui, da noi, però, sinceramente incoraggiato. Perdemmo sicuramente “una voce” ed un punto di riferimento.

Occorreva un tastierista altrettanto valido. Ci guardammo attorno e ci piacque Massimo Capurro.

Ci colpì la sua educazione, il tatto, l’equilibrio, la “misura” (anche musicale……). A noi, artigiani ed “equilibristi” della musica, il suo “dieci dita dieci” , senza guardare la tastiera, ci impressionava.

Con umiltà si inserì in un contesto a lui nuovo.

Noi che, “saltimbanchi” della musica, improvvisati ad arrampicarci in improbabili (ma non per questo meno efficaci) “scale”, sempre in difficoltà a dare un nome ad un accordo (“Ce po’ essere quiste? Na quinta o na diminuite?”), un fraseggio od una “svisa”, trovarci di fronte un “maestro” diplomato in pianoforte, anche se travestito da “ragazzino per bene” ci metteva in difficoltà.

Ma era una sfida che avevamo accettato e ci stimolava.

E poi ci fu il travaso. Massimo ci arricchì di tecnica, noi lo arricchimmo di estro. Quando l’estro incontra la tecnica avviene il capolavoro.

Le sue “dieci dita dieci” si muovevano tutte sulla tastiera, sempre allegramente.

Senza quasi mai guardarla.

E poi…. la sua serenità. La sua allegria.

E poi, l’avventura dell’ “Orchestra”, di quel trio inventato da Mimmo Carrino, (Mimmo, Massimo ed io), le serate con un pianoforte trasportato in giro per la Puglia, per la gioia dei facchini che ci sacramentavano contro.

E poi…. il suo equilibrio, la sua risata contagiosa……

Ieri Massimo se ne è andato, in silenzio.

Mi resta il ricordo della sua risata contagiosa, fissata prepotentemente su vinile, in coda a “U vine du cippone”,quando io e lui, impegnati in sala di incision nel coro “vino, vino” a sostenere Mimmo, scoppiammo a ridere nel vedere Taccogna, il nostro produttore del tempo, rosso in viso,impegnato ad imitare un ubriacone, con l’enfasi di chi sta chiudendo un disco dopo una giornata faticosa in sala di incisione.

Ciao, Massimo. Mostra agli angeli, come si suona.

http://www.youtube.com/watch?v=TivS1eayEEc

“Gli automezzi…dei Glom”

Questa non è solo una rassegna fotografica dei mezzi che utilizzava il gruppo dei Glom.

Ognuno di questi mezzi ha una storia, qualche volta legata ad un episodio, qualche volta legata al suo proprietario.

La Glom…macchina colorata, ad esempio: il tetto è opera del genio artistico di Mimmo Carrino.

In occasione della prima promozione del Taranto in serie B, tutta Taranto ammirò questa splendida Bianchina, dentro la quale cinque pazzi (noi) cantavano, a cappella, “TA – TA -TA – TARANTO IN B”, sull’aria di “Barbara Ann” dei Beach Boys………  watch?v=ynoCrgl2gj0

 

La Glom…macchina (….veramente era la macchina di Walter….)

 

 

La "vasca da bagno capovolta..."(la macchina di GianMichele...)
La “vasca da bagno capovolta…”(la macchina di GianMichele…)

 

 

La “500” di Rodolfo………..

 

 

Il Volkswagen “bulli” di Renato………..

 

 

Il Volkswagen “bulli” di Vittorio………..

“Vito!!!…. ti svito!!!” Vito

Vito Mancini

Era innegabilmente il più bello del gruppo. Era, con un paragone un po’ pretenzioso con i grandi Camaleonti, il nostro Tonino Cripezzi. Il nostro Vito Mancini.

Riscuoteva un notevole successo personale tra un pubblico femminile che intanto vedeva in lui “un bel vedere”, oltre che essere attratte da una sicura raffinatezza. Lo sapevamo anche noi del gruppo ed un po’ ci rodeva…….

Aggiungiamo poi che da sempre Vito, insieme a Mimmo, era una delle due voci leader del gruppo. Il suo repertorio personale spaziava da brani raffinati in lingua inglese a brani accattivanti in lingua italiana. Aveva inoltre un falsetto ”strepitoso” (ricordi “Mr. Starlight” di Bobby Moore ?). Sulle potenzialità vocali del gruppo è previsto un apposito post, ma qui non posso non ricordare i duelli tra lui e Gianmichele sulla nota più alta in falsetto da raggiungere. Roba che se qualcuno avesse voluto cimentarsi nell’impresa di raggiungere una nota più alta della sua sarebbe stato necessario far uscire l’aria solo dalla bocca (e turare tutti gli altri fori…… qui mi capisce solo mio zio Carmelo De Marco, batterista e voce degli Skyhawaks…….nonchè mio compagno di giochi e di risate…..)

Enzo De Marco(io) e Vito Mancini

Vito era consapevole della sua bellezza ma anche della sua bravura. Oltre ad incantare con postura e voce, era anche bravo tecnicamente sul basso. Pulito, preciso, entusiasta e creativo nelle sue performance, quando spesso cantavamo nello stesso microfono e quando mi voleva seguire nelle “svise” (Franco Nicotera dixit; “Enz De Marc! Ste svise??!!??”).

Il motivo del titolo del post? Presto detto. In quanto consapevole, Vito curava il suo aspetto e spesso ci faceva attendere giù, davanti al suo portone…. Eravamo abituati ai suoi ritardi che ormai consideravamo fisiologici, pertanto non ci facevamo più caso.

Ricorda però, (l’ho scritto in un post precedente), che faceva parte integrante del gruppo anche il papà di Walter “Il signor Nicotera”, tecnico, organizzatore, coordinatore….insomma un po’ di tutto. Anche scherzoso, gran fumatore…..ed anche un po’ collerico, Ma SEMPRE buono.

Una volta che il ritardo di Vito fu più consistente del solito,(ed eravamo attesi in un posto lontano), volarono parole un po’ infuocate tra lui ed il sopracitato signor Nicotera. Il quale, preso, dall’ira, fumando la sua quarantesima sigaretta e strabuzzando gli occhi, in preda ad un’ira incontrollata, non trovò di meglio per apostrofare Vito, che minacciarlo nel modo seguente, gridando: “Vito!!!…. ti svito!!!”, ovviamente suscitando in tutti quella ilarità che mise le cose a posto…

Andavo e vado d’accordo con Vito. Non so adesso dove sia, ma mi piacerebbe rincontrarlo. E’ qualche anno che non lo vedo. Ho notizie che sia all’estero.

Vito è anche quello che incontrandomi una decina di anni fa, mi chiese, con accanto la sua signora, quale fosse stato il reale motivo per cui, tanti anni prima avevo rifiutato un contratto ed una tournèe di 6 mesi in crociera a bordo di una nave nel Mediterraneo, sempre con i Glom, naturalmente.Allora si era parlato di mia madre e della mia giovane età; si parlò anche di una ragazza: non fui creduto evidentemente. Comunque, non avendo firmato io, nessuno dei miei amici firmò.Dieci anni fa, in quella circostanza, risposi a Vito, il quale aveva scommesso con la moglie circa il vero motivo del rifiuto: per non scontentarli, dissi loro una verità ed una bugia. Ma questa è un’altra storia.

“Il terrazzo e la diamonica…” (Gianmichele)

La sua postazione….

Lo avevo incontrato per la prima volta sul terrazzo delle case popolari di via Crispi. Forse era l’anno 1964, forse il 1965. Mi incontravo lì con il mio amico Mimmo Fortunato per provare i brani che il nostro duo avrebbe eseguito allo spettacolo scolastico dell’Istituto S.Antonio, nell’Auditorium appena inaugurato.

Salivamo sul terrazzo perchè eravamo stati “diffidati” dalle famiglie e dai vicini: la chitarra è uno strumento piacevole da ascoltare, due ancora di più, ma bisogna che si sappia suonare un minimo.

Noi eravamo appena all’inizio……..

Non ricordo come e perchè (ma nel mio cuore stanco c’è una risposta….amava, ama ed amerà sempre la musica….) un giorno si affacciò nella nostra “sala prove con vista sul mare” con la sua diamonica sotto il braccio. Stavamo provando “La bambolina che fa no, no, no”, di Michel Polnareff: Gianmichele ci mise tre secondi a tirare fuori la diamonica dal fodero, la imboccò…..ed entrò nella mia vita!

Naturalmente ne approfittai per chiedergli una sigaretta, ma “Mattiuzzo”, con il suo indice “adulto, inquisitore e dinosaurico mi fece garbatamente notare che avevo 12 anni! Lui qualcuno in più. E il senso di responsabilità da fratello maggiore prese il sopravvento.

Non ricordo quante volte abbiamo suonato assieme, in quali circostanze ed in quali gruppi: ci piaceva farlo punto e basta. E il dialogo, musicale e non, tra noi due, era sempre aperto.

Ed ora, dopo esserci persi un po’ di vista, me lo ritrovavo lì, amico e sponsor nei Glom, in una avventura che mi avrebbe cambiato la vita.

Da quel primo incontro del 1965 Gianmichele era cambiato. Era passato dalla”bambolina che fa no, no, no” ad un modo di intendere la musica più evoluto. E da lì a poco non sapeva cosa l’attendeva, dal punto di vista stilistico e musicale: Jimmy Smith,Brian Auger, Vanilla Fudge, Keit Emerson.

D’altronde ero cambiato anch’io, e lui se n’era accorto, quando mi aveva segnalato ai Glom.: dapprima l’amico e mito Silvano Chimienti (al quale rubai stile, scalature di corde, armoniche e dinamiche, lì giù in quel locale di via Acclavio dove i Planets si erano rifugiati a provare), poi Hendrix, Clapton e , non ultimi, Dodi Battaglia ed Alberto Radius, erano stati il mio pane quotidiano.

tre quinti di scala……

Quindi Gianmichele e la sintonia tra di noi. E la complicità. E la sua bravura. E la sua genialità. E l’autoironia, frutto di una intelligenza, non solo musicale, acuta. ED IL COLORE, delle sue performance, musicali e canore. Come quando seppe reinventarsi una delicata ed appassionata “Some velvet morning” dei Vanilla Fudge, che veramente aveva poco da invidiare all’originale.

E’ vero Mattiuzzo? Noi vocalmente e musicalmente la facevamo benissimo. Tu ci mettevi “il colore” in più, quando dipingevi “Fragrance is my name….”

Questa canzone ebbe il potere di svegliare Walter, una sera di febbraio del 1969, quando dopo le prove ci eravamo riuniti a casa sua per vedere il Festival di Sanremo. Walter dormiva (come penso faccia ancora, davanti alla TV…..) mentre sfilavano sullo schermo improbabili personaggi reduci di un mondo che non c’era già più, quando all’improvviso fu annunciata la partecipazione come ospiti di un gruppo psichedelico ,per quel periodo, all’avanguardia: I Vanilla Fudge.

Mentre il pezzo cresceva di intensità noi del gruppo assistemmo ad una metamorfosi incredibile: Walter si svegliò, si rizzò sul letto e, in preda ad un entusiasmo che ci contagiò, esclamò la frase che più lo caratterizzava: !Sang da terre! Ce compless! Ce pezz! Questa l’amma fa! A facime cantà a Gianmchel!”

Non aveva torto. Era proprio un pezzo per noi, per come si stava connotando il gruppo. E per Gianmichele. E per Enzo De Marco, per Mimmo Carrino, per Vito Mancini,per Walter Nicotera………..

“Dammi la chitarra”….

Gennaio 1969

Il secondo od il terzo giorno di prove (cosa vuoi….sono passati 40 anni….posso anche sbagliarmi….) accadde “L’AVVENIMENTO” che cementò il gruppo.

Nel bel mezzo delle prove si presentò una persona vicina al  mio gruppo di provenienza (più che altro vicina ad un componente di quel gruppo…) la quale era  stata all’inizio mecenate e finanziatore del progetto….Avevo meno di 16 anni: forse avrei dovuto parlarne prima della mia intenzione di lasciare quel gruppo. Mi ero portato al seguito LA MIA Fender Mustang rossa, poichè ritenevo di averla abbondamente ripagata con il mio impegno all’interno di quel gruppo (amici di quel tempo, ancora oggi possono testimoniarlo). Il “mecenate-finanziatore” di quel gruppo non aveva gradito. Si presentò e pronunciò la frase che fa da titolo al post:” Dammi la chitarra!”… ed aggiunse, raggelando tutti: “E dammi il cappotto che ti ho regalato”. Lo avevo indosso. Staccai lo spinotto, consegnai la chitarra e poi il cappotto…

Accadde il finimondo. Gianmichele( che conoscevo già da almeno 4 anni e che probabilmente aveva perorato il mio ingresso nei Glom) uscì da dietro la tastiera, attaccato eternamente alla sua sigaretta e, aspirandola nervosamente, cominciò ad agitare il suo indice snodato (Gianmichele…. il dinosauro…ricordi?) come quando un maestro rimprovera un alunno. Vito era sbiancato dalla sorpresa e dalla rabbia, raggelandosi attorno al manico del suo “Fender bass”. Mimmo, dopo un attimo di sbalordimento, agguantò l’asta di un microfono, la sollevò da terra e, ormai fuori di sè, un attimo prima di “trapassare da parte a parte” (nelle intenzioni) l’invasore, gli gridò:” Fuori! Esci fuori di qui”! ( la mia memoria di ragazzo ricordava qualche altra parola un  po’ più pepata, ma il tempo, si sa, leviga le asperità…).

Walter: eh! Walter…. L’organizzatore, il ragioniere, il coordinatore del gruppo (tutti ruoli che ricopriva
all’interno del gruppo…..) passò progressivamente dal bianco pallido al rosa, poi diventò rosso, virò al viola, “disarcionò” la sua chitarra dalla spalla e, con il viso ormai che tendeva al paonazzo, cominciò a dire, rivolgendosi all’intruso, con una progressione di toni sempre più crescenti, le seguenti parole:”Se io fossi in te, cercherei di trovare il sistema di sputarmi in faccia da solo; toh! come potresti fare? Ecco! mi viene un’idea!  guarda in cielo, piegando il più possibile il viso poi, quando non puoi più piegare la schiena, sputa in aria ed aspetta il ritorno della stessa sul viso! Ecco come devi fare!”

BOOM!!! Detto proprio in questa maniera.

La situazione decantò.

In tutto questo, ricordo che mi venne da piangere. Per la rabbia.Per il freddo. Per l’umiliazione. Ma soprattutto perchè avevo trovato quattro veri amici.

Quella sera non provammo più. Il giorno dopo avevo un cappotto nuovo, quando andammo da MARANGI, (tutti e cinque!) ad acquistare la mia Telecaster nuova. Fiorata.

Nota in calce:

Ho perdonato l’autore dell’episodio. Ma non ho dimenticato. Ho rimosso però il suo nome.

“With a little help from my friend Mimmo”

Mimmo Carrino

Mimmo Carrino

Gennaio 1969

Mi aspettava, lo aspettavo. Passava tutti i giorni davanti  al “tabacchino” (  a noi del sud suona male “tabaccaio”…). All’epoca suonavo nel gruppo “I Principi Azzurri“; lui era Mimmo Carrino dei Glom: voce, batterista, grande artista, genio e sregolatezza.

Passava di lì tutti i giorni perchè a due passi del “tabacchino” c’era il quartier generale dei GLOM: la casa di Walter Nicotera e del suo compianto papà, il signor NICOTERA, factotum, manager e tecnico del gruppo, ma anche il papà di tutti noi.

Non  conoscevo Mimmo, forse non gli ero simpatico, un po’ lo temevo.Avevo 16 anni. Era da qualche giorno che, passando, mi sembrava che mi squadrasse: sapevo che il loro chitarrista, Nino D’Asti, aveva vinto un concorso in Magistratura e che, pertanto, lasciava il gruppo per andare a lavorare al Nord. Pertanto, in cuor mio speravo in un contatto che sfociasse in una proposta. Ero affezionato al gruppo di provenienza, ma ero giustamente ambizioso, a quella età. Poi….“I GLOM”: era un signor gruppo, strumentalmente e, soprattutto, vocalmente molto, molto forte.

Quel giorno di gennaio, dopo aver comprato le sue sigarette, Mimmo indugiò di più e con un gesto della mano, che al momento valutai supponente (era timidezza! Caro Mimmo!), mi invitò ad avvicinarmi e, senza mai guardarmi negli occhi, mi disse le parole che mi aspettavo: “Senti, Enzo De Marco: avresti problemi a lasciare il tuo gruppo? Abbiamo bisogno di un chitarrista solista e ci piaci”, fumando e guardandosi in giro, come solo lui sa fare.

Mimmo Carrino

Balbettando, gli risposi che non c’erano problemi, mentre mi offriva la sigaretta più buona della mia vita.

Mi invitò a salire su “al quartiere generale” per concordare la cosa e per prendere accordi per le prove da effettuare all’Hotel Etra (grande famiglia!), visto che a breve Nino partiva ed il gruppo aveva impegni sia all’Etra sia al lido Lisea di Castellaneta Marina.

Il giorno dopo, a bordo di una Fiat Bianchina di Walter, raggiungevamo un box  alle spalle dell’Hotel Etra, messoci a disposizione della proprietà (che splendide persone!).

L’avventura era partita: manco a dirlo, il primo pezzo che impostammo fu: “With a little help from my friends”: e quanto aiuto mi fu dato nei giorni successivi da questi splendidi amici!

“With a little help from my friends.”

Questa categoria è dedicata ai GLOM, ai quali mi onoro di aver fatto parte da gennaio 1969 sino a maggio 1973. La storia  di quel periodo è dedicata soprattutto ai miei amici Mimmo Carrino, Gianmichele Mattiuzzo, Vito Mancini e Walter Nicotera (citati, per quanto riguarda il cognome, in rigoroso ordine  alfabetico, ma tutti rimasti nel mio cuore allo stesso modo).

Questa categoria è dedicata inoltre a tutti gli amici ed estimatori dei GLOM, a quelli che mi stanno incoraggiando a raccogliere foto, testimonianze, brani e filmati dell’epoca. Non c’è lucro in questo;  c’è soltanto la voglia di esserci, per rivivere e condividere le forti emozioni della nostra giovinezza.

Perciò coraggio, ho iniziato su Facebook al seguente link:

http://www.facebook.com/profile.php?id=1507191857

Continuerò periodicamente, con il vostro aiuto, “With a little help from my friends”, come il PRIMO brano preparato da quella “magica” formazione.

Hotel Etra

Hotel Etra

Rifreddo

Rifreddo