“Gli automezzi…dei Glom”

Questa non è solo una rassegna fotografica dei mezzi che utilizzava il gruppo dei Glom.

Ognuno di questi mezzi ha una storia, qualche volta legata ad un episodio, qualche volta legata al suo proprietario.

La Glom…macchina colorata, ad esempio: il tetto è opera del genio artistico di Mimmo Carrino.

In occasione della prima promozione del Taranto in serie B, tutta Taranto ammirò questa splendida Bianchina, dentro la quale cinque pazzi (noi) cantavano, a cappella, “TA – TA -TA – TARANTO IN B”, sull’aria di “Barbara Ann” dei Beach Boys………  watch?v=ynoCrgl2gj0

 

La Glom…macchina (….veramente era la macchina di Walter….)

 

 

La "vasca da bagno capovolta..."(la macchina di GianMichele...)
La “vasca da bagno capovolta…”(la macchina di GianMichele…)

 

 

La “500” di Rodolfo………..

 

 

Il Volkswagen “bulli” di Renato………..

 

 

Il Volkswagen “bulli” di Vittorio………..

UNA VITA DA PRECARIO………….

-“Mamma! Che ci fai qui?!? Come hai fatto a venire qui?”

– “Che ci fai tu qui? Non dovevi tornare a fare l’insegnante, come mi avevi promesso?

Perché continui a fare questo lavoro? Posso essere qui, stai tranquillo, ho i permessi necessari”….disse mentre si asciugava una lacrima.

Questo dialogo si svolgeva una, notte di estate del 1995 ,tra Elio (“una vita da precario”, si era ritenuta “spiritosamente” in dovere di pontificare una giovane giornalista rampante, il giorno in cui lo aveva intervistato durante una inchiesta anonima), e sua madre, morta sette anni prima, prematuramente, senza aver potuto vedere realizzato il sogno della SUA vita (e probabilmente di suo figlio Elio).

Era tornata per pochi minuti sulla terra da suo figlio, forse per davvero, forse solo nella testa e nel cuore di Elio. Compunta, umile e dimessa come sempre, bella e profumata come il pane caldo.

Lassu’ Le era stata concessa una deroga, una sorta di vacanza premio. Tra mille anni di Paradiso e rivedere cinque minuti il suo figliolo più sfortunato, aveva scelto quest’ultima possibilità.

Elio aveva superato da poco i quarant’anni. Sposato, due figli, un lavoro anonimo, a volte redditizio a volte da spararsi.

“ Non farò mai il rappresentante!”, aveva dichiarato diciottenne, quando in quegli anni ‘70, assieme ai capelli, crescevano le speranze di un futuro migliore, fatto di lotte, di sogni da realizzare , di spazi e certezze da conquistare…

Aveva finito per fare proprio il rappresentante….

Per necessità….. Per pigrizia…

Per diversi anni aveva espresso la sua creatività nella musica.

Era timido, si raggomitolava sulla chitarra, ma la mano volava, mordeva il manico, tirava le corde, che miagolavano armonie graffianti e penetranti… .

Era bravo, dicevano. Qualcuno, esagerando, lo considerava un vero talento.

Elio era incazzato, con se’ stesso e con tutto il mondo.

Poi, la normalità, che uccide la fantasia. Famiglia, figli, macchina, vacanze,ciao!

Ci facciamo una pizza? Ed il lavoro:

“Buongiorno! Sono l’Agente della ditta…..Ha mai pensato di…. Ha mai pensato di…”

Hai mai pensato di farla finita?

“Figlio mio: la promessa! Non tergiversare, come hai sempre fatto! La promessa!”

Elio, qualche mese dopo, rifece un Concorso, a quarantatrè anni, per ritornare ad insegnare.

Superò il concorso, ma nei quattro anni successivi furono immessi in ruolo poche unità (trentaduemila concorrenti, sedici posti…). Ne’ d’altronde Elio poteva accettare supplenze di qualche settimana: aveva comunque una famiglia di quattro persone a cui badare.

Deciso a rispettare la promessa, ripetè l’ultimo Concorso nel 1999. Prova scritta ampiamente superata.

Alla prova orale Elio si presentò con i suoi quarantasei anni, una borsa di pelle ed un vestito di lino. Un perfetto rappresentante: il rappresentante di sé stesso.

E’ molto difficile spiegare quello che successe. Elio, a distanza di anni, non riesce a conservare la calma.

L’approccio con la Presidente di Commissione non fu affatto buono. Elio fu scambiato per quello che non era (magari uno Statale presuntuoso, con il prurito del cambio di lavoro….vero, Presidente?). E fu punito, con sette punti di decurtazione (sette punti di sutura sarebbero stati molto meno dolorosi…).

Fu il Commissario di Inglese (…che cos’eraquello strano profumo di pane?!?…) ad inseguire Elio che, sacramentando furibondo per i corridoi di una scuola anonima, aveva deciso di scappare via e di non proseguire più l’esame….

Elio proseguii.

Grazie…Commissario. A fine esame Il Commissario disse, ispirato, alla Presidente: “Dietro alle apparenze, dietro ogni persona, si nasconde una storia che spesso è la “Storia”.

Quel giorno Elio decise di affrontare la vita e di andare a prendersi il sogno. Consapevole che avrebbe atteso ancora anni per l’immissione in ruolo, lavorò con pazienza e con determinazione in altri ambiti, sino al 2005, quando una malattia voleva portarselo via.

Sua madre si giocò altri mille anni di Paradiso ed Elio guarì. Cominciò ad accettare supplenze.

“Dove sei stato tutti questi anni?”, era il refrain che si sentiva ripetere da colleghi e dirigenti.

Non rispondeva: aveva voglia di riprendere la chitarra, di tirare e martirizzare le corde miagolanti…

Oggi Elio è in ruolo, dal 2007. Sette anni, gli sono costati quei sette punti.

Insegna in una piccola scuola di provincia.

E’ felice, perché insegnare è la sua vita. E’ amato da piccoli e grandi.

Ha portato nella scuola la sua vita e la sua esperienza. Ha portato la Musica, il Colore, i capelli bianchi, la gioia di vivere, l’amore ed il sorriso.

Quando passa nei corridoi si sente uno strano profumo di lavanda e di pane caldo………..

Ha portato con sé anche quella signora dai capelli bianchi che, in cambio di ogni giorno con suo figlio, rinuncia a mille anni di Paradiso…..

Enzo De Marco

RECENSIONI

 

Post n. 2

Angela Ferilli ha scritto il 11 aprile 2009 alle 11.19

I mille anni di Paradiso per cinque minuti o per un giorno alla volta col figlio, di questa mamma dai capelli bianchi che odora di lavanda e di pane caldo, attaccano direttamente il plesso solare e fanno affacciare le lacrime, immediate… la prima, la seconda, la terza volta.
Si “sente” l’alternanza dei sogni e delle costrizioni, delle illusioni e delle delusioni, della speranza e dell’amarezza di Elio… e un filo conduttore: la mamma. Figura quasi più presente dopo la morte.
Un inno alla forza dei sogni. Un inno alla vita oltre la vita. La certezza della continuita’ fra questo mondo e l’altro.
Ben scritto. Manda input tali da lasciare sufficiente spazio ad immaginare tutto il non detto. Emozionante.
10

Post n. 3

Giuse Alemanno ha scritto il 11 aprile 2009 alle 14.41

mi ha suscitato un desiderio che si risveglia raramente: quello di voler conoscere la persona che ha scritto le parole che ho letto. giunga come complimento questo sentimento al signor enzo de marco.
se fosse completamente spolverato anche dagli ultimi granelli di retorica sarebbe, per me, perfetto.
voto 9,5

 

Post n. 4

Antonietta Malangone ha scritto il 11 aprile 2009 alle 14.57

Non mi accingo a fare alcun commento ,però mi ha colpito qualcosa ,in questo racconto che sà di verità, il sogno di sua madre che si avvera, non per lei ma per suo figlio.

8

 

 

Post n. 5

Maria Palumbo (Italy) ha scritto il 11 aprile 2009 alle 16.00

é tutto vero, dalla rincorsa ad un posto che non sia da precario che sembra un sogno irrealizzabile , e l’amore materno che è oltre la vita,anzi oltre la morte. Mi ha commossa. 10

 

Post n. 6

Corrado Blasi ha scritto il 11 aprile 2009 alle 17.11

All’inizio mi è sembrato di leggere un articolo qualunque su un giornale qualunque. Poi le immagini si sono fatte pian piano più nitide fino a diventare una fetta di quella realtà che effettivamente ci circonda, e non parlo solo dei precari di un tale posto di lavoro, ma dei precari nella vita, quelli che aspettano con pazienza che qualcosa cambi….
Ho rivisto così mio padre, mio fratello (che ormai non sono più) ed infine, perchè no?, me stesso.
Reale, scorrevole, sincero. Voto 8

 

 

Post n. 7

Gianni Cellamare (Italy) ha scrittoil 14 aprile 2009 alle 8.27

bello..odoroso e vivo…tra i piu’ belli

Voto: 9

 

 

Post n. 8

Vincenzo Tavella ha scrittoil 14 aprile 2009 alle 9.28

e dire che adesso vogliono chiudere la porta a migliaia di precari che hanno insegnato anni nella scuola.

8 per la dolcezza

 

 

Post n. 9

Miriam Putignano ha scrittoil 14 aprile 2009 alle 10.31

L’argomento è carinissimo. E mi ci sono ritrovata parecchio.
Alcuni punti, però, sono un po’ involuti e difficili da leggere.
7

 

 

Post n. 10

Saverio Forte ha scrittoil 15 aprile 2009 alle 21.54

E’ arrivato, ottimista, potente, resistente.
Mi ha emozionato, e pensare che ero partito con il pregiudizio.
E’ vero alcuni punti sono difficili da leggere ma il messaggio e’ arrivato

Voto 10

 

 

 

Post n. 11

Lucrezia Maggi ha scrittoil 18 aprile 2009 alle 14.56

Lodevole . Mi piace . 9

 

 

Post n. 12

Gabriele Candido ha scrittoil 19 aprile 2009 alle 19.59

Mi piace. Secondo me hai le potenzialità per fare molto di più. voto:8

 

 

 

 

 

Post n. 15

Angelo Cardellicchio ha scrittoil 6 maggio 2009 alle 21.20

8.58

@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@

Venerdì 19 giugno 2009, ore 18.30

Libreria Gilgamesh. Taranto

Consegna dei premi per il Concorso “Racconti brevi”

“Il senso della Vita”

Direttamente da Facebook 20 racconti in gara scritti da:

Giuse Alemanno, Adriano Calzolaro, Gabriele Candido, Nicola Causi, Gianni Cellamare, Monica Corallo, Enzo De Marco, Angela Ferilli, Saverio Forte, Roberto Iannetti, Lucrezia Maggi, Antonietta Malangone, Fabiano Marti, Francesco Nikzad, Maria Palumbo, Maria Pia Romano, Giuseppe Solo, Franca Tommasi, Marina Ventura, Paola Vitucci.

Giuria composta da:
Angela Ferilli, Giovanni Amodio, Corrado Blasi, Angelo Cardellicchio, Miriam Putignano.

In questa circostanza, per effetto delle preferenze espresse , a questo racconto breve è stato assegnato il 1° Premio dalla giuria popolare di Facebook.   Ringrazio adesso, per non averlo fatto prima: la cosa mi ha riempito di gioia, oltre che di legittimo orgoglio.

UN ALTRO ANNO E’ PASSATO……

Lo scorso anno, per effetto della “magnifica” riforma Gelmini, (sarà probabilmente ricordata negli anni quanto la riforma Gentile…..ma solo per gli effetti devastanti che ha creato e creerà, in particolare, nella Scuola Primaria ……),l’anno scorso, dicevo, fui costretto ad abbandonare la Scuola dove ero titolare.

Mi toccava emigrare,con sincero dolore, perchè nella mia “casa” S.Elia di Grottaglie avevo lavorato con sincera abnegazione, amando e venendo riamato sia dai miei bambini, sia dai miei colleghi: “tirare a campare” non è mai stato nel mio DNA….

La Scuola che, in qualche modo, mi era toccata “in sorte” era la G. RODARI di Palagiano, una scuola, sulla carta, come tante, un Circolo Didattico che diventava autonomo proprio l’anno scorso. Una scuola di frontiera, sembrava. Ma tant’è, mi dicevo, un anno passa presto…

……..E’ passato troppo presto. Ed è stato come un uragano, che ha travolto la mia vita. Sono una altra persona dopo questa MERAVIGLIOSA (qui uso un termine caro ad una collega, termine però troppo spesso abusato….) esperienza.

Era sì, una scuola di frontiera, se intendiamo però per frontiera il limite oltre il quale c’è una nuova terra, un nuovo mondo. Un mondo fatto di incontri importanti per la mente, per lo spirito, per il cuore. Un mondo aperto, solidale ed affettuoso.

Oggi, che, sempre per effetto della riforma e “complice” un serio problema di salute, quasi certamente torno a casa (quella anagrafica), avverto un senso di grandissimo vuoto.

Mi mancheranno i bambini delle mie due quinte, per i quali, durante la cena di fine d’anno, ho pianto… Molti di loro piangevano…… Ministro, NON AVRAI MAI QUESTO REGALO….. Questa estate, qualcuno di loro ha pregato davanti ad una Madonnina, affinchè mi proteggesse da una delicata circostanza……e il giorno prima di una pericolosa indagine medica, mi ha mandato un messaggio per dirmi di “stare tranquillo,perchè la Madonnina ascolta le preghiere dei bambini…….” Grazie, Sarah. Grazie Alessia………. .CHE COSA NE SAI, MINISTRO?..

Mi mancherà la mia giovane collega Rocchina Gentile, una sorella, una figlia, una mamma, a seconda delle circostanze: cosa vuoi che sia l’anagrafe per lo spirito e per l’anima?……Niente, meno di niente. Una frontiera inesistente….

Mi mancherà la mia giovane collega Mina Milano, “responsabile” (assieme a suo fratello il dottor Egidio) di un incontro“premonitore” in una stanza d’ ospedale a Taranto……..

Mi mancherà Maria, grande collaboratrice scolastica, una figura rassicurante, la memoria storica di una scuola e di un modo fraterno di intenderla…..E il profumo del suo caffè….

Mi mancherà Antonio,un collaboratore scolastico, un fratello, quello che per primo mi disse: “ Maestro: non mi piace come zoppichi. Approfondisci la cosa. Ti do’ io un indirizzo……..Aveva ragione.

Mi mancherà il dirigente, il prof. Preneste: puro,leale, disinteressato, battagliero, onesto nel cuore e nella difesa di VERI IDEALI.Qualcuno lo riteneva, a torto, troppo intransigente: quando qualcuno trasmette VALORI, occorre che i medesimi ispirino il suo operare e che il lavoro di tutti sia “DI TUTTI E PER TUTTI”………… E in una scuola di frontiera occorre che la prima frontiera ad essere abbattuta sia quella del pregiudizio: il prof. Preneste non ha alcun pregiudizio. E la sua, LA NOSTRA Scuola ne è lo specchio fedele.

Grazie, comunque a tutti i colleghi, anche a quelli che non ho citato. Ognuno di loro mi ha comunque donato un sorriso, un gesto, un saluto……insomma…“ una piccola cosa bella.” Perchè “sono le piccole cose belle, che fanno bella la nostra vita………….”

 

Alessia, “il fenomeno” Rosinka…

Arrivederci, S.Elia!!!

DEDICATO:

  • Ai colleghi insegnanti, quelli che mi hanno voluto bene dal primo giorno incondizionatamente e che si sono tanto prodigati quando non stavo bene;

 

  • Ai miei alunni di prima, di seconda di quarta e di quinta, di quest’anno e dello scorso anno. A questi ultimi, avrei voluto dedicare la foto sopra, senza aver dovuto oscurarla per il rispetto della privacy. Spero che ognuno di loro si riconosca, non nella foto, ma nei valori che CI siamo trasmessi. io a loro , loro a me;

 

 

Sono le “Piccole cose belle…” che fanno bella la nostra vita……

 

ARRIVEDERCI!

dal maestrovincenzo

“Vito!!!…. ti svito!!!” Vito

Vito Mancini

Era innegabilmente il più bello del gruppo. Era, con un paragone un po’ pretenzioso con i grandi Camaleonti, il nostro Tonino Cripezzi. Il nostro Vito Mancini.

Riscuoteva un notevole successo personale tra un pubblico femminile che intanto vedeva in lui “un bel vedere”, oltre che essere attratte da una sicura raffinatezza. Lo sapevamo anche noi del gruppo ed un po’ ci rodeva…….

Aggiungiamo poi che da sempre Vito, insieme a Mimmo, era una delle due voci leader del gruppo. Il suo repertorio personale spaziava da brani raffinati in lingua inglese a brani accattivanti in lingua italiana. Aveva inoltre un falsetto ”strepitoso” (ricordi “Mr. Starlight” di Bobby Moore ?). Sulle potenzialità vocali del gruppo è previsto un apposito post, ma qui non posso non ricordare i duelli tra lui e Gianmichele sulla nota più alta in falsetto da raggiungere. Roba che se qualcuno avesse voluto cimentarsi nell’impresa di raggiungere una nota più alta della sua sarebbe stato necessario far uscire l’aria solo dalla bocca (e turare tutti gli altri fori…… qui mi capisce solo mio zio Carmelo De Marco, batterista e voce degli Skyhawaks…….nonchè mio compagno di giochi e di risate…..)

Enzo De Marco(io) e Vito Mancini

Vito era consapevole della sua bellezza ma anche della sua bravura. Oltre ad incantare con postura e voce, era anche bravo tecnicamente sul basso. Pulito, preciso, entusiasta e creativo nelle sue performance, quando spesso cantavamo nello stesso microfono e quando mi voleva seguire nelle “svise” (Franco Nicotera dixit; “Enz De Marc! Ste svise??!!??”).

Il motivo del titolo del post? Presto detto. In quanto consapevole, Vito curava il suo aspetto e spesso ci faceva attendere giù, davanti al suo portone…. Eravamo abituati ai suoi ritardi che ormai consideravamo fisiologici, pertanto non ci facevamo più caso.

Ricorda però, (l’ho scritto in un post precedente), che faceva parte integrante del gruppo anche il papà di Walter “Il signor Nicotera”, tecnico, organizzatore, coordinatore….insomma un po’ di tutto. Anche scherzoso, gran fumatore…..ed anche un po’ collerico, Ma SEMPRE buono.

Una volta che il ritardo di Vito fu più consistente del solito,(ed eravamo attesi in un posto lontano), volarono parole un po’ infuocate tra lui ed il sopracitato signor Nicotera. Il quale, preso, dall’ira, fumando la sua quarantesima sigaretta e strabuzzando gli occhi, in preda ad un’ira incontrollata, non trovò di meglio per apostrofare Vito, che minacciarlo nel modo seguente, gridando: “Vito!!!…. ti svito!!!”, ovviamente suscitando in tutti quella ilarità che mise le cose a posto…

Andavo e vado d’accordo con Vito. Non so adesso dove sia, ma mi piacerebbe rincontrarlo. E’ qualche anno che non lo vedo. Ho notizie che sia all’estero.

Vito è anche quello che incontrandomi una decina di anni fa, mi chiese, con accanto la sua signora, quale fosse stato il reale motivo per cui, tanti anni prima avevo rifiutato un contratto ed una tournèe di 6 mesi in crociera a bordo di una nave nel Mediterraneo, sempre con i Glom, naturalmente.Allora si era parlato di mia madre e della mia giovane età; si parlò anche di una ragazza: non fui creduto evidentemente. Comunque, non avendo firmato io, nessuno dei miei amici firmò.Dieci anni fa, in quella circostanza, risposi a Vito, il quale aveva scommesso con la moglie circa il vero motivo del rifiuto: per non scontentarli, dissi loro una verità ed una bugia. Ma questa è un’altra storia.

“Gli Skyhawks”.

Il nome, intanto; letteralmente falchi del cielo”, aerei d’attacco americani nella 2^ guerra mondiale.

Cominciamo da loro. Semplicemente perché i miei ricordi dell’epoca si connotano con loro alla Cava” (mitico club underground di Taranto, in via Aristosseno).

Sorsero nel 1965 e si connotarono subito per una indubbia abilità strumentale, oltre che vocale.

Genere melodico, con punte nel Funky e nel Rhythm & Blues.

Ricordo di loro con particolare piacere cover molto decorose di “Piccola Ketty”, “Reason” , “La pelle nera”,” Applausi, ecc.

All’inizio erano: Silvano Martinelli (chitarra solista e voce), Berto Ranieri (chitarra ritmica e voce), Carmelo De Marco (batteria,percussioni e voce), Aldo De Gregorio (basso elettrico).

Negli anni subirono dolorose partenze e si arricchirono di altre presenze:Giancarlo Telesca (sax e voce), Leo Ligorio (chitarra, sax e voce),Enzo Pupino (tastiere), Luciano Perrone (trombone) Enzo De Falco (sax), ed altre partecipazioni che al momento mi sfuggono. Prego, anzi, chi ho trascurato solo per dimenticanza di ricordarmelo via email. Provvederò subito all’eventuale rettifica.

Ecco le foto d’epoca, gentilmente fornitemi da Berto Ranieri , che ringrazio per il prezioso aiuto:

 Foto 1: Aldo De Gregorio, Berto Ranieri,Carmelo De Marco, Silvano Martinelli

Foto 1: Aldo De Gregorio, Berto Ranieri,Carmelo De Marco, Silvano Martinelli

Foto 2: 1° FESTIVAL EKO Gli Skyhawks Teatro ORFEO anno1968 ( Aldo De Gregorio. Berto Ranieri, Silvano Martinelli, Carmelo De Marco).

*Sullo sfondo si intravede la giuria tecnica, nella quale si riconoscono, tra tanti, il maestro Nivo eRoberto Chiurlya .

Foto 3: Una successiva formazione con Berto Ranieri, Sivano Martinelli, Adriano Ferrante,

Luciano Perrone, Leo Ligorio, Carmelo De Marco, Enzo Pupino.

“Il terrazzo e la diamonica…” (Gianmichele)

La sua postazione….

Lo avevo incontrato per la prima volta sul terrazzo delle case popolari di via Crispi. Forse era l’anno 1964, forse il 1965. Mi incontravo lì con il mio amico Mimmo Fortunato per provare i brani che il nostro duo avrebbe eseguito allo spettacolo scolastico dell’Istituto S.Antonio, nell’Auditorium appena inaugurato.

Salivamo sul terrazzo perchè eravamo stati “diffidati” dalle famiglie e dai vicini: la chitarra è uno strumento piacevole da ascoltare, due ancora di più, ma bisogna che si sappia suonare un minimo.

Noi eravamo appena all’inizio……..

Non ricordo come e perchè (ma nel mio cuore stanco c’è una risposta….amava, ama ed amerà sempre la musica….) un giorno si affacciò nella nostra “sala prove con vista sul mare” con la sua diamonica sotto il braccio. Stavamo provando “La bambolina che fa no, no, no”, di Michel Polnareff: Gianmichele ci mise tre secondi a tirare fuori la diamonica dal fodero, la imboccò…..ed entrò nella mia vita!

Naturalmente ne approfittai per chiedergli una sigaretta, ma “Mattiuzzo”, con il suo indice “adulto, inquisitore e dinosaurico mi fece garbatamente notare che avevo 12 anni! Lui qualcuno in più. E il senso di responsabilità da fratello maggiore prese il sopravvento.

Non ricordo quante volte abbiamo suonato assieme, in quali circostanze ed in quali gruppi: ci piaceva farlo punto e basta. E il dialogo, musicale e non, tra noi due, era sempre aperto.

Ed ora, dopo esserci persi un po’ di vista, me lo ritrovavo lì, amico e sponsor nei Glom, in una avventura che mi avrebbe cambiato la vita.

Da quel primo incontro del 1965 Gianmichele era cambiato. Era passato dalla”bambolina che fa no, no, no” ad un modo di intendere la musica più evoluto. E da lì a poco non sapeva cosa l’attendeva, dal punto di vista stilistico e musicale: Jimmy Smith,Brian Auger, Vanilla Fudge, Keit Emerson.

D’altronde ero cambiato anch’io, e lui se n’era accorto, quando mi aveva segnalato ai Glom.: dapprima l’amico e mito Silvano Chimienti (al quale rubai stile, scalature di corde, armoniche e dinamiche, lì giù in quel locale di via Acclavio dove i Planets si erano rifugiati a provare), poi Hendrix, Clapton e , non ultimi, Dodi Battaglia ed Alberto Radius, erano stati il mio pane quotidiano.

tre quinti di scala……

Quindi Gianmichele e la sintonia tra di noi. E la complicità. E la sua bravura. E la sua genialità. E l’autoironia, frutto di una intelligenza, non solo musicale, acuta. ED IL COLORE, delle sue performance, musicali e canore. Come quando seppe reinventarsi una delicata ed appassionata “Some velvet morning” dei Vanilla Fudge, che veramente aveva poco da invidiare all’originale.

E’ vero Mattiuzzo? Noi vocalmente e musicalmente la facevamo benissimo. Tu ci mettevi “il colore” in più, quando dipingevi “Fragrance is my name….”

Questa canzone ebbe il potere di svegliare Walter, una sera di febbraio del 1969, quando dopo le prove ci eravamo riuniti a casa sua per vedere il Festival di Sanremo. Walter dormiva (come penso faccia ancora, davanti alla TV…..) mentre sfilavano sullo schermo improbabili personaggi reduci di un mondo che non c’era già più, quando all’improvviso fu annunciata la partecipazione come ospiti di un gruppo psichedelico ,per quel periodo, all’avanguardia: I Vanilla Fudge.

Mentre il pezzo cresceva di intensità noi del gruppo assistemmo ad una metamorfosi incredibile: Walter si svegliò, si rizzò sul letto e, in preda ad un entusiasmo che ci contagiò, esclamò la frase che più lo caratterizzava: !Sang da terre! Ce compless! Ce pezz! Questa l’amma fa! A facime cantà a Gianmchel!”

Non aveva torto. Era proprio un pezzo per noi, per come si stava connotando il gruppo. E per Gianmichele. E per Enzo De Marco, per Mimmo Carrino, per Vito Mancini,per Walter Nicotera………..

“Dammi la chitarra”….

Gennaio 1969

Il secondo od il terzo giorno di prove (cosa vuoi….sono passati 40 anni….posso anche sbagliarmi….) accadde “L’AVVENIMENTO” che cementò il gruppo.

Nel bel mezzo delle prove si presentò una persona vicina al  mio gruppo di provenienza (più che altro vicina ad un componente di quel gruppo…) la quale era  stata all’inizio mecenate e finanziatore del progetto….Avevo meno di 16 anni: forse avrei dovuto parlarne prima della mia intenzione di lasciare quel gruppo. Mi ero portato al seguito LA MIA Fender Mustang rossa, poichè ritenevo di averla abbondamente ripagata con il mio impegno all’interno di quel gruppo (amici di quel tempo, ancora oggi possono testimoniarlo). Il “mecenate-finanziatore” di quel gruppo non aveva gradito. Si presentò e pronunciò la frase che fa da titolo al post:” Dammi la chitarra!”… ed aggiunse, raggelando tutti: “E dammi il cappotto che ti ho regalato”. Lo avevo indosso. Staccai lo spinotto, consegnai la chitarra e poi il cappotto…

Accadde il finimondo. Gianmichele( che conoscevo già da almeno 4 anni e che probabilmente aveva perorato il mio ingresso nei Glom) uscì da dietro la tastiera, attaccato eternamente alla sua sigaretta e, aspirandola nervosamente, cominciò ad agitare il suo indice snodato (Gianmichele…. il dinosauro…ricordi?) come quando un maestro rimprovera un alunno. Vito era sbiancato dalla sorpresa e dalla rabbia, raggelandosi attorno al manico del suo “Fender bass”. Mimmo, dopo un attimo di sbalordimento, agguantò l’asta di un microfono, la sollevò da terra e, ormai fuori di sè, un attimo prima di “trapassare da parte a parte” (nelle intenzioni) l’invasore, gli gridò:” Fuori! Esci fuori di qui”! ( la mia memoria di ragazzo ricordava qualche altra parola un  po’ più pepata, ma il tempo, si sa, leviga le asperità…).

Walter: eh! Walter…. L’organizzatore, il ragioniere, il coordinatore del gruppo (tutti ruoli che ricopriva
all’interno del gruppo…..) passò progressivamente dal bianco pallido al rosa, poi diventò rosso, virò al viola, “disarcionò” la sua chitarra dalla spalla e, con il viso ormai che tendeva al paonazzo, cominciò a dire, rivolgendosi all’intruso, con una progressione di toni sempre più crescenti, le seguenti parole:”Se io fossi in te, cercherei di trovare il sistema di sputarmi in faccia da solo; toh! come potresti fare? Ecco! mi viene un’idea!  guarda in cielo, piegando il più possibile il viso poi, quando non puoi più piegare la schiena, sputa in aria ed aspetta il ritorno della stessa sul viso! Ecco come devi fare!”

BOOM!!! Detto proprio in questa maniera.

La situazione decantò.

In tutto questo, ricordo che mi venne da piangere. Per la rabbia.Per il freddo. Per l’umiliazione. Ma soprattutto perchè avevo trovato quattro veri amici.

Quella sera non provammo più. Il giorno dopo avevo un cappotto nuovo, quando andammo da MARANGI, (tutti e cinque!) ad acquistare la mia Telecaster nuova. Fiorata.

Nota in calce:

Ho perdonato l’autore dell’episodio. Ma non ho dimenticato. Ho rimosso però il suo nome.

“With a little help from my friend Mimmo”

Mimmo Carrino

Mimmo Carrino

Gennaio 1969

Mi aspettava, lo aspettavo. Passava tutti i giorni davanti  al “tabacchino” (  a noi del sud suona male “tabaccaio”…). All’epoca suonavo nel gruppo “I Principi Azzurri“; lui era Mimmo Carrino dei Glom: voce, batterista, grande artista, genio e sregolatezza.

Passava di lì tutti i giorni perchè a due passi del “tabacchino” c’era il quartier generale dei GLOM: la casa di Walter Nicotera e del suo compianto papà, il signor NICOTERA, factotum, manager e tecnico del gruppo, ma anche il papà di tutti noi.

Non  conoscevo Mimmo, forse non gli ero simpatico, un po’ lo temevo.Avevo 16 anni. Era da qualche giorno che, passando, mi sembrava che mi squadrasse: sapevo che il loro chitarrista, Nino D’Asti, aveva vinto un concorso in Magistratura e che, pertanto, lasciava il gruppo per andare a lavorare al Nord. Pertanto, in cuor mio speravo in un contatto che sfociasse in una proposta. Ero affezionato al gruppo di provenienza, ma ero giustamente ambizioso, a quella età. Poi….“I GLOM”: era un signor gruppo, strumentalmente e, soprattutto, vocalmente molto, molto forte.

Quel giorno di gennaio, dopo aver comprato le sue sigarette, Mimmo indugiò di più e con un gesto della mano, che al momento valutai supponente (era timidezza! Caro Mimmo!), mi invitò ad avvicinarmi e, senza mai guardarmi negli occhi, mi disse le parole che mi aspettavo: “Senti, Enzo De Marco: avresti problemi a lasciare il tuo gruppo? Abbiamo bisogno di un chitarrista solista e ci piaci”, fumando e guardandosi in giro, come solo lui sa fare.

Mimmo Carrino

Balbettando, gli risposi che non c’erano problemi, mentre mi offriva la sigaretta più buona della mia vita.

Mi invitò a salire su “al quartiere generale” per concordare la cosa e per prendere accordi per le prove da effettuare all’Hotel Etra (grande famiglia!), visto che a breve Nino partiva ed il gruppo aveva impegni sia all’Etra sia al lido Lisea di Castellaneta Marina.

Il giorno dopo, a bordo di una Fiat Bianchina di Walter, raggiungevamo un box  alle spalle dell’Hotel Etra, messoci a disposizione della proprietà (che splendide persone!).

L’avventura era partita: manco a dirlo, il primo pezzo che impostammo fu: “With a little help from my friends”: e quanto aiuto mi fu dato nei giorni successivi da questi splendidi amici!

“With a little help from my friends.”

Questa categoria è dedicata ai GLOM, ai quali mi onoro di aver fatto parte da gennaio 1969 sino a maggio 1973. La storia  di quel periodo è dedicata soprattutto ai miei amici Mimmo Carrino, Gianmichele Mattiuzzo, Vito Mancini e Walter Nicotera (citati, per quanto riguarda il cognome, in rigoroso ordine  alfabetico, ma tutti rimasti nel mio cuore allo stesso modo).

Questa categoria è dedicata inoltre a tutti gli amici ed estimatori dei GLOM, a quelli che mi stanno incoraggiando a raccogliere foto, testimonianze, brani e filmati dell’epoca. Non c’è lucro in questo;  c’è soltanto la voglia di esserci, per rivivere e condividere le forti emozioni della nostra giovinezza.

Perciò coraggio, ho iniziato su Facebook al seguente link:

http://www.facebook.com/profile.php?id=1507191857

Continuerò periodicamente, con il vostro aiuto, “With a little help from my friends”, come il PRIMO brano preparato da quella “magica” formazione.

Hotel Etra

Hotel Etra

Rifreddo

Rifreddo